Honduras

Stato attuale dell’America centrale.

  1. L'antichità sino alla dominazione coloniale
  2. L'indipendenza politica e la dipendenza economica dagli Stati Uniti
  3. Dall'opposizione al governo al nuovo colpo di stato
1. L'antichità sino alla dominazione coloniale

Terra d’origine, assieme al Guatemala, della popolazione maya che ebbe nella città di Copán uno dei suoi centri più importanti, l’Honduras fu scoperto da Cristoforo Colombo nel 1502. Nel 1524 gli spagnoli iniziarono l’esplorazione e la conquista del territorio, che nel 1539 venne incorporato nella capitaneria generale del Guatemala. A partire dal XVII secolo, pirati olandesi e inglesi si insediarono sulle coste caraibiche, costituendo una minaccia permanente per il traffico commerciale da e verso la madrepatria. Più tardi, le foreste di legno pregiato attrassero i tagliatori inglesi, i quali giunsero a controllare la Costa de Mosquitos, dal Nicaragua al Belize, e alimentarono, con il loro appoggio, l’incessante guerriglia degli indigeni mosquitos, il cui territorio (situato nell’estremità orientale) passò sotto la giurisdizione del governo centrale solo dopo l’indipendenza. L’indipendenza del Messico dalla Spagna, ottenuta del 1821, portò con sé quella delle province della capitaneria del Guatemala, Honduras compreso, che divennero dapprima parte dell’impero messicano (1822) e successivamente, con la caduta di Itúrbide, province autonome della Federazione dell’America Centrale (1823). Sciolta la Federazione per conflitti interni, l’Honduras proclamò la propria indipendenza nel 1839, ma la sua politica interna, influenzata dalle vicende dei vicini più potenti, in particolare del Guatemala e del Nicaragua, fu caratterizzata da un grado molto elevato di instabilità.

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2. L'indipendenza politica e la dipendenza economica dagli Stati Uniti

Tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento alcune grandi compagnie nordamericane investirono ingenti capitali nelle piantagioni di banane, la principale risorsa economica del paese: crebbe allora l’influenza degli Stati Uniti che nel 1911, in occasione di tensioni nell’area, inviarono truppe in Honduras per salvaguardare i propri interessi. Nel 1932 divenne presidente il generale Tiburcio Carías Andino che restò al potere fino al 1949, instaurando di fatto una dittatura militare. Sotto il suo successore, Juan Manuel Gálvez (1949-54), l’Honduras aderì all’Organizzazione degli Stati Americani e ospitò sul proprio territorio le prime basi della guerriglia controrivoluzionaria guatemalteca. Nel 1957, una giunta militare presieduta dal colonnello Héctor Caraccioli indisse le elezioni per l’assemblea costituente, che stese una nuova carta costituzionale in sostituzione di quella del 1936 e scelse il nuovo presidente nella persona del liberale Ramón Villeda Morales. Morales, accusato di scarsa fermezza verso i comunisti nel 1963, alla vigilia delle elezioni, fu destituito da un colpo di stato guidato dal colonnello Osvaldo López Arellano, il quale assunse il potere ma venne a sua volta rovesciato nel 1975 da un gruppo di giovani ufficiali di orientamento progressista che si impegnarono ad attuare un programma di riforma agraria. Si era nel frattempo riaperto il contenzioso per problemi di confine con El Salvador, che degenerò in guerra aperta con relativa chiusura delle frontiere e con gravi conseguenze sulla già povera economia dei due paesi: la cosiddetta guerra del football. Il conflitto si risolse nel 1980 con la firma di un trattato di pace. Un ennesimo colpo di stato nel 1978 portò al potere una giunta presieduta dal generale Policarpo Paz García di orientamento conservatore, che promise elezioni per una nuova assemblea costituente e il ritorno a un governo costituzionale. Tanto le elezioni per la costituente (1980) quanto quelle per il parlamento e per la presidenza (1981), dalle quali però vennero esclusi sia i cristiano-democratici sia i socialisti e i comunisti, videro la vittoria schiacciante del Partito liberale. Il nuovo presidente Roberto Suazo Córdova formò un governo civile, ma le speranze di pacificazione interna e di ripresa economica furono ancora una volta deluse. L’Honduras venne infatti coinvolto nelle vicende politiche dei paesi confinanti e sul suo territorio si installarono basi guerrigliere, specie nicaraguensi (i contras, ostili al governo filocubano di Ortega), con effetti negativi sia per la popolazione sia per le attività economiche. La stessa presenza statunitense, nonostante gli aiuti massicci dati dal governo di Washington che andavano però ad alimentare una classe dirigente corrotta e inefficiente, cominciò a suscitare reazioni ostili. Nel 1988, con il pretesto di uno sconfinamento di truppe sandiniste entrate in territorio honduregno per distruggere uno dei “santuari” contras, gli Stati Uniti sollecitarono una richiesta di intervento da parte del nuovo presidente José Simòn Azcona Hoyo e inviarono un contingente di 3200 militari che ricacciò i sandinisti oltre frontiera. La scelta del governo liberale a favore degli Stati Uniti nei conflitti dell’area centroamericana diede fiato alle opposizioni che intensificarono gli scontri e le manifestazioni. Nel 1989 fu assassinato il generale Gustavo Martínez Alvárez, accusato di avere organizzato gli “squadroni della morte” e di essere responsabile della scomparsa di molti attivisti di sinistra.

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3. Dall'opposizione al governo al nuovo colpo di stato

In un clima di tensione si svolse la campagna per le elezioni presidenziali del 1989, che diede la vittoria a Rafael Callejas, candidato del Partito nazionale, all’opposizione dal 1932. Le elezioni presidenziali del 1994 portarono al potere il liberale Carlos Roberto Reina Idiaquez, che provvide a porre sotto controllo i militari. Nel 1997 il Partito liberale ottenne un’altra vittoria alle elezioni parlamentari e nello stesso anno riuscì a far eleggere un altro proprio candidato alla presidenza, Carlos Roberto Flores. Un terribile urgano devastò il paese nel 1998, provocando immense distruzioni e migliaia di vittime. Nel 2001 fu eletto alla presidenza Ricardo Maduro del Partito nazionale, durante il mandato del quale fu ratificata l’entrata in vigore del CAFTA. Nel 2006 tornò alla presidenza dello stato un altro liberale, Manuel Zelaya, che si impegnò a fondo nella lotta al crimine e al traffico di stupefacenti. Due anni dopo l’Honduras entrò a far parte dell’Alternativa Bolivariana per le Americhe, un’alleanza siglata nel 2004 da Cuba e Venezuela. Estromesso con un colpo di stato militare nel 2009, Zelaya riparò in Costa Rica e fu sostituito ad interim, nonostante le vivaci proteste della comunità internazionale, da Roberto Micheletti. Nelle controverse elezioni presidenziali del novembre 2009 si impose il generale Porfirio Lobo, il quale nel maggio 2011 giunse a un accordo con Zelaya in vista della pacificazione interna.

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