Ceca, repubblica

Stato attuale dell’Europa orientale.

  1. Dall’antichità alla dissoluzione della “Grande Moravia”
  2. La Boemia sotto i Premyslidi
  3. Dai Lussemburgo agli Asburgo
  4. Dalla dominazione asburgica alla nascita della Cecoslovacchia
  5. Il costituirsi della Repubblica ceca come stato indipendente
1. Dall’antichità alla dissoluzione della “Grande Moravia”

Abitato sin dall’epoca paleolitica, il territorio corrispondente alla Boemia e alla Moravia nel IV secolo a.C. fu raggiunto da popolazioni celtiche appartenenti alla tribù dei boi (da cui forse derivò il nome della Boemia). All’inizio dell’era cristiana si sovrapposero a esse varie tribù germaniche: i marcomanni in Boemia e i quadi in Moravia. Nel II secolo d.C., sotto l’imperatore Marco Aurelio, le legioni romane occuparono il territorio sino al Danubio. Dal VI secolo popolazioni slave iniziarono a raggiungere questi territori, ma solo nella prima metà del IX secolo si giunse alla costituzione del regno della Grande Moravia, che ebbe come nucleo originario la zona meridionale della regione omonima. Mojmìr (830-46), fondatore della dinastia dei Mojmiridi, diede vita a un’organizzazione statale che, nel corso del tempo, riuscì a espandersi inglobando la Boemia e la Slovacchia, nonché la Pannonia, la Slesia e la Lusazia. Grazie all’opera dei fratelli Cirillo e Metodio, inviati nell’863 dall’imperatore d’Oriente, ebbe inizio nella Grande Moravia il processo di diffusione del cristianesimo e del culto bizantino. Il crollo, nel primo decennio del X secolo, dell’impero della Grande Moravia a opera degli ungari – che occuparono la Moravia – determinò la fine temporanea dell’unione fra le regioni storiche: la Boemia, sotto la guida dei Premyslidi, si costituì allora in ducato, legato all’impero ma costantemente volto a ottenere l’autonomia e a riunificare sotto un solo dominio le stirpi ceche e slave; la Moravia rimase agli ungari fino al 955, quando fu poi riunita alla Boemia. Con i Premyslidi la città di Praga assurse a grande importanza, e nel ducato di Boemia si imposero, soprattutto per opera di San Venceslao, il rito cattolico e l’alfabeto latino. La vittoria dell’imperatore Ottone I, nel 950, costrinse però i cechi a rinunciare alle loro aspirazioni egemoniche nell’area della Boemia e Moravia e i duchi di Boemia furono costretti a riconoscere la loro dipendenza dall’impero germanico.

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2. La Boemia sotto i Premyslidi

Il duca Vratislao II fu nominato re di Boemia (1085-1092) dall’imperatore Enrico IV. Solo con Ottocaro I Premysl (1198-1230), tuttavia, la Boemia fu riconosciuta regno ereditario nel 1198. Tale condizione fu poi riconfermata nel 1203 da papa Innocenzo III e nel 1212 dall’imperatore Federico II. Sotto Venceslao I (1230-53) e Ottocaro II Premysl (1253-78) si ebbe un tentativo di espansione territoriale verso Occidente, vanificato però dall’intervento dell’imperatore Rodolfo d’Asburgo. Venceslao II (1283-1305), figlio di Ottocaro II, riuscì a riprendere il controllo del regno e nel 1300 grazie al matrimonio con Elisabetta, figlia di Ladislao IV, fu eletto re di Polonia. La prematura scomparsa del suo successore Venceslao III – re d’Ungheria dal 1301, re di Boemia e Polonia dal 1305 – assassinato nel 1306 mentre tentava di sedare una rivolta della nobiltà polacca, pose però fine alla dinastia dei Premyslidi. Seguirono quattro anni di scontri per la successione che si conclusero nel 1310 con l’ascesa al trono di Boemia di Giovanni il Cieco (1310-46), figlio dell’imperatore Enrico VII di Lussemburgo.

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3. Dai Lussemburgo agli Asburgo

Sotto Giovanni il regno (che comprendeva nuovamente anche la Moravia, dopo la breve parentesi in cui questa regione era passata agli Asburgo) si allargò territorialmente grazie all’acquisizione dell’Alta Alsazia e di parte della Slesia (rimaste alla Boemia sino al XVII secolo). A Giovanni il Cieco succedette il figlio Carlo (1346-78) che, a partire dal 1333, aveva avviato la ricostruzione del castello di Praga ottenendo che nella città venisse posto l’arcivescovado. Carlo fu poi riconosciuto imperatore del Sacro Romano Impero e fu incoronato a Roma nel 1355 come Carlo IV. Fra i più grandi sovrani boemi, particolarmente legato a questa terra, egli stabilì la capitale dell’impero a Praga, dove fondò l’Università, e promosse lo sviluppo economico e culturale del paese. Alla sua morte tuttavia la Boemia fu travolta da una grave crisi politica e religiosa, con la quale dovettero confrontarsi i due figli Venceslao IV (re di Boemia dal 1378 al 1419 e re di Germania dal 1378 al 1400 come Venceslao) e Sigismondo di Lussemburgo (imperatore del Sacro Romano Impero dal 1433 e re di Boemia dal 1419 al 1437). Il possesso di vaste aree coltivabili da parte delle istituzioni ecclesiastiche e la corruzione del clero furono le principali cause della nascita e della rapida diffusione del movimento hussita, guidato da Jan Hus (1369-1415). Dopo la morte del predicatore, sotto il regno di Sigismondo di Lussemburgo si sviluppò un’insurrezione nazionale (nella quale si saldavano motivazioni religiose e istanze politico-sociali) che aprì una fase di dure lotte protrattesi fra il 1419 e il 1436. Il sovrano diede allora inizio a una dura repressione, e poté aver ragione dei ribelli anche grazie ai contrasti interni al movimento hussita fra l’ala dei taboriti più radicali e gli utraquisti più moderati (sino alla sconfitta dei taboriti nella battaglia di Lipany nel 1434). Alla morte di Sigismondo, che non ebbe eredi maschi, la corona di Boemia passò temporaneamente agli Asburgo. Nel 1458, tuttavia, fu eletto re l’hussita utraquista Giorgio di Podebrady, che regnò fino alla morte nel 1471 consolidando la struttura statale. Alla morte di Giorgio di Podebrady, Casimiro IV della dinastia degli Jagelloni riuscì a far attribuire il trono di Boemia al figlio Ladislao (futuro Ladislao VII re d’Ungheria dal 1490).

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4. Dalla dominazione asburgica alla nascita della Cecoslovacchia

La dinastia degli Jagelloni perse il trono boemo con la morte di Luigi II a Mohacs (1526). Il regno passò così nuovamente (e questa volta saldamente) in mano agli Asburgo grazie al matrimonio di Anna (della dinastia degli Jagelloni) con l’imperatore Ferdinando I d’Asburgo (1526-64). Questi cercò di contrastare l’espansione della Riforma protestante riaffermando l’egemonia del cattolicesimo e avvalendosi soprattutto dell’opera dei gesuiti. Sebbene durante il regno dell’imperatore Rodolfo II (1576-1611) la Boemia avesse conosciuto una grande fioritura culturale, durata però solo fino all’abdicazione del sovrano, il latente conflitto fra cattolici e protestanti degenerò in scontro aperto sotto il regno del fratello di Rodolfo II, Mattia (1612-19), a seguito della cosiddetta “defenestrazione di Praga” (23 maggio 1618), che diede inizio alla guerra dei Trent’anni, con la ribellione della Boemia al dominio asburgico e l’elezione nel 1619 dell’elettore del Palatinato Federico V a re di Boemia come Federico I. L’attacco sferrato dall’imperatore Ferdinando II determinò la sconfitta dei nobili cechi nella battaglia della Montagna Bianca (1620). Ebbe inizio allora una fase di dura repressione, attuata attraverso l’imposizione della conversione al cattolicesimo, e fu emanata una costituzione (1627) con cui gli Asburgo riaffermavano il diritto alla successione sul trono di Boemia. Con la conclusione del conflitto, sancito dai trattati di Vestfalia (1648), l’area centroeuropea di fatto conobbe, a partire dalla seconda metà del XVII secolo, una maggior tolleranza religiosa e vide ridimensionarsi l’aspirazione assolutistica degli Asburgo, pur rimanendo sottoposta al dominio della casa d’Austria. Nei confronti di quest’ultima la Boemia cercò quindi da allora di rivendicare le proprie aspirazioni nazionali. Non avendo eredi maschi, l’imperatore Carlo VI d’Asburgo (1711-40) nel 1713 promulgò la Prammatica Sanzione, con cui si permetteva la discendenza anche in linea femminile al trono dell’impero, definito indivisibile. L’ostilità di Francia, Baviera, Sassonia e Prussia all’ascesa al trono di Maria Teresa (1740-80) non impedì, dopo la guerra di Successione austriaca, il riconoscimento dell’imperatrice da parte della Boemia nel 1743. Anche sotto Giuseppe II (1780-90) proseguì la politica di assoggettamento della nazione ceca, nonostante il temporaneo riconoscimento della libertà del culto protestante, poi abrogato dal successore Leopoldo II (1790-92). Durante il periodo napoleonico lo sforzo bellico degli Asburgo nella lotta contro la Francia favorì la crescita di un forte movimento nazionalistico, a stento frenato da Metternich, che continuò a svilupparsi nella seconda metà del secolo. Sempre nella seconda metà dell’Ottocento, la Boemia conobbe una fase di notevole sviluppo demografico ed economico con la nascita di grandi industrie. Dopo lo scoppio della prima guerra mondiale il nazionalismo ceco trovò espressione nell’opera di T.G. Masaryk e di E. Benes: essi costituirono nel 1917 un governo ceco in esilio che, dopo la dissoluzione dell’impero asburgico (1918), ottenne il riconoscimento come nuovo stato indipendente comprendente Boemia, Moravia e Slovacchia, caratterizzato da un ordinamento democratico: il 28 ottobre 1918 fu quindi proclamata la repubblica di Cecoslovacchia (alla quale si rinvia per le vicende comprese fra il 1918 e il 1992).

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5. Il costituirsi della Repubblica ceca come stato indipendente

Sorta il 1° gennaio 1993 dalla suddivisione della Cecoslovacchia in Repubblica ceca e Slovacchia, la repubblica ceca confermò alla sua guida Vaclav Havel, che era stato uno fra i protagonisti della transizione pacifica dal comunismo alla democrazia dopo la caduta del muro di Berlino. Le elezioni del 1996, le prime svoltesi nel nuovo stato, diedero la maggioranza a una coalizione di centrodestra portando alla costituzione di un governo con a capo il leader del Partito civico democratico Vàclav Klaus. Il governo guidò con notevole successo la transizione dall’economia collettivizzata all’economia di mercato, ma nel 1997, in seguito a un peggioramento della situazione economica e all’emergere di scandali legati al finanziamento della sua campagna elettorale, Klaus si dimise. Le successive elezioni del 1998 diedero vita a un governo di minoranza guidato dal socialdemocratico Milos Zeman e riconfermarono Havel alla presidenza. Sul piano internazionale, nel 1999 il paese entrò a far parte della NATO, mentre le relazioni con la Slovacchia, rimaste tese per tutti gli anni Novanta, iniziarono a distendersi solo nei primi anni Duemila. Nel 2004 entrò a far parte dell’Unione europea. Alle elezioni politiche del 2002 si affermò il Partito socialdemocratico. Eletto presidente della repubblica nel 2003, Klaus fu riconfermato anche nel 2008. Nel luglio del 2010, dopo una fase di intensa instabilità politica, Klaus nominò Petr Necas alla guida di un governo di coalizione formato da forze di centrodestra. In risposta alla crisi finanziaria che colpì l’eurozona, il nuovo governo varò importanti misure di austerità, impegnandosi simultaneamente nella riforma del sistema pensionistico e tributario. Nei mesi seguenti l’azione del governo di Necas fu tuttavia indebolita da rivalità interne, dallo scoppio di alcuni scandali e dall’opposizione socialdemocratica. Nel febbraio 2012 fu approvato un emendamento costituzionale con cui fu introdotta l’elezione diretta del presidente.
Nelle successive elezioni presidenziali del 2013 si impose il candidato socialdemocratico, l’ex premier Milos Zeman.

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