Posti di lavoro persi in Italia tra il 2008 e il 2013

Italia Le nuove elezioni del 2008 e la crisi della seconda repubblica

Una volta accertata l’impossibilità di formare un governo ad interim finalizzato a raggiungere un accordo di massima in vista di una nuova riforma elettorale che sostituisse quella contestatissima del 2005, il Presidente Napolitano sciolse le camere. Nel frattempo il panorama delle forze politiche era andato incontro a mutamenti significativi, che si erano tradotti nella nascita di due nuovi soggetti politici unitari: il Partito democratico (PD), nato esssenzialmente dalla convergenza tra i Democratici di sinistra e i centristi della Margherita, e il Popolo della Libertà (PdL), nato a sua volta dalla confluenza tra Forza Italia e Alleanza Nazionale. Le successive elezioni anticipate della primavera 2008 portarono non solo alla netta vittoria della coalizione di centrodestra, guidata ancora una volta da Silvio Berlusconi e formata da PdL, Lega e Movimento per le Autonomie, sulla coalizione di centrosinistra, formata da PD e Italia dei Valori, ma registrarono anche una significativa trasformazione nel quadro delle alleanze e insieme una significativa semplificazione del quadro politico, che vide l’esclusione dal parlamento di numerose formazioni minori, tra cui l’UDEUR e Rifondazione comunista. Nonostante la netta maggioranza goduta dal governo in entrambi i rami del parlamento, anche la vita del quarto governo Berlusconi fu però estremamente travagliata sin dal suo esordio. Esso dovette infatti fare fronte a una triplice serie di sfide. La prima fu legata al grave peggioramento della situazione economica del paese, il quale fu duramente investito dalla crisi finanziaria globale del 2008.
Di fronte alla nuova emergenza economica il governo reagì varando un drastico piano di riduzione della spesa pubblica che, non accompagnandosi ad adeguate misure di rilancio della produzione industriale e di stimolo del mercato interno, suscitò la dura reazione dei sindacati da un lato e i malcelati malumori della Confindustria. La seconda sfida fu legata all’emergere di una nuova serie di scandali e di casi giudiziari che coinvolsero direttamente la figura del premier e di fronte ai quali quest’ultimo e i suoi più stretti collaboratori risposero lanciando una vera e propria controffensiva a colpi di contestati provvedimenti legislativi in materia di giustizia. La terza e ultima sfida cui il governo dovette far fronte fu legata al grave scontro politico e personale che si consumò nella seconda metà del 2010 tra Berlusconi e Fini, con la conseguente espulsione di quest’ultimo dal PdL e la scissione di una parte minoritaria del partito, che andò successivamente a costituire un gruppo parlamentare autonomo denominato Futuro e libertà. Nella seconda metà del 2010, il governo Berlusconi sopravvisse a tre successivi voti di sfiducia, ma la sua maggioranza andò comunque incontro a un progressivo indebolimento. Nel frattempo la situazione economica e finanziaria del paese andò incontro a un ulteriore peggioramento, aggravato dall’attacco della speculazione internazionale, dall’avvio, di fatto, di un’intensa fase recessiva e dalla progressiva perdita di fiducia da parte dei mercati nei confronti delal stabilità del governo, continuamente coinvolto in scandali giudiziari.
A fronte di tali crescenti difficoltà, la coalizione di governo subì una dura sconfitta nelle elezioni amministrative nel giugno del 2011, perdendo il controllo di importanti centri urbani come Milano, ma sopravvisse, a breve distanza di tempo, a un nuovo voto di sfiducia. Sottoposto alla vigile sorveglianza delle istituzioni europee, il governo fu costretto ad approvare successive manovre di riduzione drastica della spesa, che tuttavia non convinsero né gli investitori esteri, né i partners europei. Maturata la consapevolezza della gravità della situazione, Berlusconi rassegnò infine le dimissioni nei primi giorni di novembre e il presidente Napolitano affidò quindi l’incarico di governo a Mario Monti. Quest’ultimo, mediando con le tre maggiori forze politiche a sostegno del suo governo – il PD, il PDL e i centristi di Pier Ferdinando Casini – si impegnò con fatica nel rilancio dell’economia, nell’elaborazione di un piano strutturale di riduzione della spesa pubblica e in un ambizioso progetto di riforma sia del mercato del lavoro, sia del sistema previdenziale. [Federico Trocini]