L’impero accadico

accadi L’impero di Akkad (2350-2150 circa a.C.)

Fondato da Sargon I, un personaggio “nuovo” presto divenuto l’archetipo del sovrano eroico accompagnato dal favore degli dei, l’impero accadico si sviluppò a partire da un nucleo costituito dalle principali città del centro-nord mesopotamico (fra le quali, oltre alla stessa Akkad, Kish, Eshnunna, Sippar e Babilonia). Attraverso una serie di spedizioni militari venne poi conquistato il sud sumerico; a nord invece il limite del controllo diretto si attestò alla città di Tuttul, ma l’egemonia accadica dovette essere riconosciuta anche da Mari e dalla stessa Ebla. Già all’epoca di Sargon si poteva quindi considerare almeno in parte realizzata l’idea di un impero “universale” avente il suo fulcro nella Mesopotamia. Con i figli e successori di Sargon, Rimush e Manishtusu, la sconfitta della confederazione elamica (Elam) consentì la conquista accadica della regione intorno a Susa. Ma fu sotto il lungo regno di Naram-Sin (2254-18 a.C.) che venne portato a termine il disegno universalistico. Il dominio accadico fu esteso a est su buona parte della confederazione elamica (fino alla regione di Barakhshi, sull’altopiano iranico); a nord su tutta l’alta Mesopotamia e il cosiddetto “paese alto” (l’Anatolia centrale) fino alle catene dell’Amano e del Tauro; a ovest su tutta la zona siriana precedentemente controllata dalla città di Ebla, che venne distrutta. In questi anni l’impero di Akkad raggiunse la sua massima espansione territoriale e il suo apogeo, cui seguì una lenta ma inesorabile decadenza fino al crollo, avvenuto intorno al 2150 a.C. a seguito dell’invasione di popolazioni nomadi provenienti dalle montagne iraniche, i gutei.